Dopo i fatti di Padova, il CIA ha emesso il seguente comunicato:
“La violenza verbale – e non solo – nei confronti degli arbitri, sta diventando un fenomeno sociale sempre più preoccupante e diffuso. E desta ancor più preoccupazione il fatto che la forte onda emotiva suscitata dal femminicidio di Giulia Cecchettin, in alcune persone non solo non deve aver provocato alcuna riflessione, ma è stata addirittura adoperata come “arma” in più da utilizzare nella “caccia all’arbitro” a suon di offese, ingiurie e minacce. E se l’arbitro è donna allora tutto diventa per costoro più semplice.
Ciò ci fa comprendere quanto si sia lontani dal raggiungere un modello sociale nel quale lo Sport resti estraneo ad ogni forma di violenza e prepotenza, dove ogni partecipante, spettatori compresi, mantenga un costante, reciproco rispetto dei ruoli. Dove tifare vuol dire semplicemente sostenere la propria squadra. Lo Sport e la Pallacanestro in particolare, è altro da ciò che troppo spesso si vede sui campi. E nessuno più degli arbitri ne è consapevole. Il fascino che esercita la maglia grigia sui giovani che si avvicinano alla nostra attività è dato prevalentemente del poter partecipare attivamente allo Sport che si ama, nel delicato ruolo di garante del rispetto delle regole. Con il sogno di poter un giorno arbitrare una finale scudetto o una finale delle Olimpiadi. Ogni qualvolta che qualcuno aggredisce, anche solo verbalmente un giovane arbitro, demolisce una parte del suo sogno e incrina l’amore che ha per lo Sport.
Quanto accaduto recentemente su un campo del Veneto, ha finalmente prodotto l’applicazione di sanzioni appropriate nei confronti di persone che nulla hanno a che fare con il mondo della pallacanestro. Non c’è da rallegrarsene, ma solo da prenderne finalmente atto. Il DASPO per cinque anni è sicuramente un segnale importante che le Autorità civili competenti hanno voluto far arrivare in un momento particolarmente delicato non solo per lo sport, ma anche e soprattutto per la società civile. E può costituire un punto di svolta nell’affrontare con determinazione atteggiamenti e comportamenti che per la loro intrinseca violenza, nel costituire pericolosi esempi negativi soprattutto per i più giovani, non possono essere trascurati. Punto di svolta che deve però vedere protagonisti attivi anche tutti i soggetti del mondo dello Sport e della Pallacanestro.
Il Comitato Italiano Arbitri sarà sempre al fianco di tutti i suoi tesserati in una azione continua di lotta contro ogni tipo di violenza, ricorrendo a tutti i mezzi consentiti dalle norme federali. Ma senza il contributo sinergico di tutte le componenti, a partire dalle Autorità Civili e Sportive, dalle Società, Allenatori, Dirigenti, Istruttori e Genitori, difficilmente si potrà ottenere un ambiente di gioco autenticamente rispettoso di tutti. Non bastano solo le sanzioni severe senza un radicale cambiamento della mentalità da parte di tutti. Ad un genitore che offende un arbitro, deve corrispondere un allenatore, istruttore o dirigente che lo allontani dal campo con fermezza e un intero ambiente che lo emargini.
Gli Arbitri e gli Ufficiali di Campo sono una grande risorsa per tutto il movimento cestistico, e costituiscono il vero patrimonio del Comitato Italiano Arbitri. Moltissimi sono minorenni. A difesa di ognuno di loro e ancor più di coloro che sono troppo spesso destinatari di offese, ingiurie e minacce di ogni tipo, il C.I.A. metterà in atto tutte le strategie e ricorrerà a tutti i mezzi consentiti dai regolamenti.
Il campo di Pallacanestro deve ritornare ad essere un luogo di Sport e divertimento, dove i giovani in particolare devono trovare un ambiente sportivo rispettoso e sostenibile, dove gli Arbitri possono svolgere il loro ruolo con serenità e senza timori. Il Comitato Italiano Arbitri fa la sua parte. Ora tocca a tutte le altre componenti.”
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